sábado, 29 de dezembro de 2007

Ricerca e senso comune

Sin dall' epoca di Platone, la scienza, o la conoscenza, nascono in opposizione all' opinione e al luogo comune.
Nel capodanno di qualche anno fa, mi trovavo all' interno di Medellin per svolgere una ricerca.
L' obiettivo era raccogliere le biografie di alcuni esponenti dell' esercito di liberazione nazionale EZLN, movimento guerrigliero di ispirazione guevarista.
All' epoca vivevo già in Brasile, qualche anno prima aveva stretto contatti a Roma con militanti esiliati di vari gruppi, soprattutto dell' America centrale, dal Farabundo Martì del Salvador, alla
Urgn del Guatemala, all' M19 e all' EZLN della Colombia.
Erano generalmente dirigenti, o militanti importanti che venivano a passare un periodo, più o meno lungo, in Italia, in attesa che si calmassero le acque e che il verificarsi di una situazioni politicamente favorevole, gli permettesse il ritorno.
All' interno del gruppo di ricerca sulla America latina, avevo stretto contatti e relazioni con alcuni
di loro, venendo a conoscenza di storie e realtà molto diverse e distanti dalla mia situazione di giovane ricercatore.
Avevo sin dall' ora nutrito il desiderio di conoscere più da vicino e meglio tali forme radicali di conflittualità, in particolare ciò che richiamava il mio interesse, era sapere quali fossero le motivazioni, che alle soglie del 2000, spingevano individui di varie età e condizione sociali diverse, alla lotta armata. Mi incuriosiva testarne la loro fondatezza e la loro coerenza ideologica, attraverso lo studio del loro quotidiano.
Esistevano all' epoca in Colombia almeno tre movimenti guerriglieri attivi che, dopo la costituente, avevano scelto di non lasciare le armi e di continuare a percorrere i passi del Che.
In quegli anni avevo avuto modo di approfondire in un master coordinato dal professor Ferrarotti, svoltosi nella facoltà di sociologia a Roma, le tecniche di ricerca che utilizzavano le storia di vita ed avevo già all' epoca deciso di utilizzarle per il mio futuro oggetto di studio.
Anche in questo caso, come mi è sempre un pò successo, la ricerca era motivo di una auto-indagine, nasceva da un bisogno di conoscenza a rispetto della attualità o meno del pensiero
di Guevara nel continente e fu il desiderio di tale comprensione a portarmi più volte in Colombia tra i continuatori del sogno di Camillo Torres. La mia ricerca si svolse a più riprese. Registrai la biografia di un donna ex-giudice e comandante, di una giovane guerrigliera, da poco uscita dal carcere e di un ex-comandante, ma
una delle cose che più mi colpì fu l' incontro con alcuni giovani militanti che avevo deciso di intervistare proprio per capire meglio la loro opzione.
Le regole all' interno dell' accampamento erano dure, cosa comprensibile in un contesto di guerra, tra le altre proibizioni i giovani non potevano scambiarsi effusioni, ne intrattenere relazioni tra loro, tanto meno la loro condizone gli permetteva di interessarsi ai fatti e alle questioni politiche locali o internazionali.
Questionati a rispetto, le loro risposte mi suonavano come quelle di giovani soldati di leva, che si ponevano il problema della sanzioni, delle conseguenze, esprimendo personalità e pensieri molto poco ribelli e, data la loro età, sorprendentemente ordinati.
La loro accettazione alle regole mi era parsa come l' espressione di una passività e di personalità
e attitudini assai diverse da quelle che avevano guidato Guevara, Camillo, e tanti altri.
A S. Paulo, tra un viaggio e l' altro, in quello stesso periodo, frequentavo Elis e Patrizia, due amiche modelle che puntualmente ogni sera dopo le 22.30 passavano a prendermi per portarmi
a feste e locali, e presentarmi un mondo fino allora a me poco noto. La realtà della moda e della
vita di chi lavorava con eventi e sfilate mi aveva fatto incontrare ragazze mature e indipendenti che conoscevano diversi paesi e che, attraverso il loro lavoro, inseguivano
obiettivi andando contro visioni comuni e una ancora troppo presente cultura maschilista.
Avevano regole e obiettivi ma sapevano disfarsene prontamente, per andare a fare un corso
di lingua all' estero o per la semplice voglia di cambiare rotta e inseguire un altra direzione.
Mi ricordo che in una notte di fine anno, lontano dai fuochi e dai cenoni, dopo aver svolto
l' ennesimo dialogo con i giovani guerriglieri, avevo annotato sul mio diario di campo azzurro,
la seguente frase: "Le cose considerate generalmente futili sono importanti, le cose considerate comunemente importanti, sono futili".

domingo, 23 de dezembro de 2007

Questo blog nasce dalla necessità di riflettere sulla crisi delle scienze sociali, decorrente, tra gli altri motivi, dal superamento delle forme antropomorfiche del sociale, createsi in seguito all' avvento delle reti e della comunicazione digitale. La fine dell' esperienza urbana e delle forme territoriali di appartenenza è qualcosa che tutti ci portiamo dentro. Da parte mia, ho iniziato a viaggiare per l' america latina, per fare ricerca negli anni novanta. Spostandomi a Cuba, in Colombia, in Equador e in Brasile, attratto dagli originali significati culturali e dalle poco ortodosse forme di conflittualità diffuse in tali geografie. Attualmente abito e ricerco nelle reti e nei contesti digitali, post-urbani.

Ricercare

Esistono due forme distinte di fare ricerca, due modi diversi che dicono a rispetto non soltato di "come", ma anche di "ciò" che si ricerca e, conseguentemente, di chi vogliamo essere.
Due forme che rimettono anche a due epoche diverse.
Una è la forma accademica e tradizionale, che riproduce l' estetica dell' "azione bella" dell' artista, del politico o del guerrigliero, che vede l' intellettuale come il portatore di una verità e di un pensiero innovatori. Architetto di una conoscenza avanguardista e marginale che può spesso manifestarsi, paradossalmente, anche come contrapposta alla accademia, in quanto, si presenta come tutta nuova e originale.
Tale tipo di ricerca viene svolta da ricercatori che creano scuole e discepoli e che intendono la attivita della ricerca come un atto solitario e auto-celebrativo, il cui risultato è un' opera autorale inedita.
Tale concezione pensa che la conoscenza accademica sia diversa e superiore a quella popolare e che gli intellettuali hanno la funzione sociale di dirigere i cambiamenti e di indicare il cammino.
La seconda forma, rimette a collettivi intelligenti, a menti "aperte" in quanto connesse ad altre che condividono lo stesso ricercare in campi diversi. Niente a che vedere con un "comunitarismo" o con un ideale filantropico ma più con una necessità epistemica, dovuta alla altereazione continua dei nostri oggetti di ricerca.
Tale alterazione è, di fatto, legata alla digitalizzaizone del mondo, ossia al ruolo svolto dalla tecnica, che introduce continuamente elementi e forme di sentire nuovi, obbligandoci a un continuo divenire, che rende impossibile la consolidazione di un pensiero individuale unico.
In sintesi, ci troviamo dinnanzi ad un dato inedito, dato dal fatto che epistemologicamente la rete e il sociale transorganico, ossia ne reale ne digitale, non possono essere mappati o teorizzati, ma interpretati soltanto temporariamente.
Ossia per il breve tempo della durata dell' ultima forma di innovazione tecnologica.
E' bene non banalizzare la relazione tra tempo e scienza, dato che è stato sempre dalla problematicizzazione di tale binomio che sono sorte le principali trasformazioni scientifiche nel metodo e nei significati delle scoperte.
Se niente di duraturo è possibile conoscere, ossia se il tempo non può essere dominato, l' unica possibilità è una scienza e una conoscenza "interattive" che scoprano percezioni e letture temporarie, che domani già saranno altre e pertanto obsolete.
Tale constatazioe genera una conscienza del tipo di lavoro e del tipo di azione dello scientista del futuro (si legga presente), diversa dai suoi significati anteriori.
Da qui la necessità di superare la forma diacronica della ricerca e sustituire a questa la forma spaziale che cerca di verificare la fertilità di una percezione nello spazio, ossia in luoghi diversi, e non più nel tempo, nella rete e non più soltanto nella sfera individuale.
Vale la pena di ripensare gli stessi concetti di intelligenza, di individuale e di collettivo, tali termini, infatti, assumono, in questa prospettiva, significati non più dicotomici, ma si temporari e transitori.
Dislocamento e presentismo,
in questa direzione andiamo...
Massimo